skip to main |
skip to sidebar
"Sindaco Moratti mantieni i patti": questo lo slogan più scandito dagli oltre 500 residenti della Chinatown milanese che questo pomeriggio hanno attraversato in corteo via Paolo Sarpi, l'arteria principale in cui ormai da anni si è sviluppato il commercio all'ingrosso della comunità cinese. In testa al pacifico corteo, promosso dall'Associazione dei residenti italiani "Vivi Sarpi", un manifestante ha portato con se' un carrellino per il carico-scarico merci, che rappresenta una delle cause scatenanti del disagio dei cittadini. Sul cartone trasportato dal carrello sono stati appiccicati tutti gli slogan di questa manifestazione, organizzata per sollecitare il Comune di Milano a istituire in tempi brevi l'isola pedonale nel quartiere: '"Aria e spazi per i bambini, senza furgoni e carrellini" - "Carrelli, furgoni, scatoloni, ne abbiamo pieni i ... polmoni" - "Pedonalizzare per cambiare".
Mentre il corteo sfilava per Paolo Sarpi, numerosi commercianti e grossisti cinesi sono rimasti sulla soglia dei loro negozi mantenendo sempre un atteggiamento composto. ''Siamo in Italia, tutti hanno il diritto di esprimere il proprio sdegno - ha detto Yusheng Hu, titolare del negozio di assistenza pc in via Sarpi 35 - ma questa è una manifestazione contro i cinesi. Dicono che non vogliono una zona franca, ma cosa vuol dire? Noi le tasse le paghiamo. I motivi del commercio non devono essere confusi con quelli della politica. Del resto, chi ci ha rilasciato le licenze, se non il Comune di Milano?''. (I virgolettati sono ripresi dall'agenzia ANSA).
I cinesi che vivono a Milano sono stati visti per lungo tempo come una comunità chiusa e silente, tutta rivolta al suo interno. L’ambito più connotato di questa presenza, residenziale e produttiva, è il cuore del quartiere Sarpi-Canonica: una manciata di strade in cui si fondono il flusso globale delle merci cinesi e le abitudini quotidiane di anziani e famiglie. Un modello di convivenza che ha funzionato per quasi settant’anni, fino al 12 aprile 2007: il giorno in cui per la “prima volta” trecento cinesi hanno reagito con violenza nei confronti di un provvedimento delle forze dell’ordine.